L’infezione da chlamidia rappresenta una delle più comuni malattia a trasmissione sessuale molto diffusa e ancora poco conosciuta. In Italia interessa circa il 10% delle persone sessualmente attive.  Le manifestazioni cliniche sono spesso molto lievi, tanto da non essere riconosciute dalle persone che hanno acquisito l’infezione, mentre le conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo possono essere molto gravi.

La Chlamydia Trachomatis è un agente patogeno intracellulare obbligato (batterio del tipo GRAM negativo) in grado di replicarsi solamente se presenti all’interno della cellula ospite.

Esistono diversi sottotipi (o sierotipi) di clamidia che sono associati a quadri clinici completamente diversi:

  • I sierotitpi L1, L2 e L3 sono responsabili del linfogranuloma venereo: si tratta di una linfoadenopatia inguinale dolente estremamente rara nei paesi industrializzati.
  • I sierotipi A, B, Ba e C sono associati al tracoma, una grave malattia degli occhi che può portare a cecità e che risulta presente nei paesi del terzo mondo.
  • I sierotipi D, E, F, G, H, I, J e K rappresentano le forme responsabili delle infezioni genitali (oltre a possibili quadri di congiuntivite e polmonite).

Trasmissione dell’infezione:

Il contagio avviene per via sessuale durante rapporti vaginali, anali oppure orali. In presenza di uno dei due partner affetti da clamidia, la possibilità di trasmissione è circa del 20%. Può avvenire il contagio anche in assenza della penetrazione e dell’eiaculazione, solo per contatto con il muco cervicale o per l’utilizzo di oggetti sessuali contaminati. E’ inoltre possibile un contagio materno-fetale durante il parto. Al contrario, la clamidia non viene trasmessa attraverso contatti casuali come baci o abbracci o dalla condivisione di bagni, asciugamani, piscine, WC, posate, ecc.

Quadri clinici:

Nelle prime fasi l’infezione può risultare poco eclatante o addirittura asintomatica: circa il 75% delle donne infette e circa il 50% degli uomini non presentano infatti alcun disturbo. Si parla infatti di “infezione silente”. Questo aspetto contribuisce da un lato alla notevole diffusione dell’infezione (per la possibile presenza di “portatori sani”) e da un altro alla mancata o ritardata terapia con possibili conseguenti cronicizzazioni dell’infezione

Quando nell’uomo l’infezione si manifesta, i sintomi compaiono dopo un periodo di incubazione variabile da 1 a 3 settimane dal contagio. Il quadro clinico più eclatante nell’uomo è quello dell’uretrite acuta, caratterizzato da:

–  intensi bruciori uretrali esacerbati dalla minzione

– urgenza minzionale

– frequenti minzioni

– dalla comparsa di una secrezione continua biancastra dall’uretra (anche lontano dalle minzioni).

– orifizio uretrale arrossato e chiuso da secrezioni secche

In caso di infezione anale il quadro sarà caratterizzato da una proctite con fastidi e dolori anali e perdite o sanguinamento rettale. In caso di rapporti orali passivi è anche possibile un quadro faringeo dell’infezione.

In circa due terzi dei casi entro 4 settimane i sintomi si riducono e l’infezione può non causare alcun disturbo risultando completamente silente. Questo favorisce la cronicizzazione dell’infezione e l’insorgenza di complicanze a distanza anche importanti come l’infertilità.

Nella pratica clinica sono frequenti le infezioni uretrali sostenute da più patogeni patogeni contemporaneamente: neisseria gonorrea, Mycoplasma Genitalium, l’Ureaplasma Urealyticum o il Trichomonas Vaginalis  

Le complicanze a distanza di tempo:  INFERTILITA’

Nei soggetti inizialmente asintomatici o poco sintomatici l’infezione può diventare cronica con possibili complicanze nel tempo. Nella donna è tipicamente descritta la malattia infiammatoria pelvica (o PID, pelvic inflammatory disease) che comporta dolore pelvico cronico con flogosi cronica delle tube uterine fino a quadri di infertilità. Nell’uomo l’infezione uretrale da clamidia non opportunamente trattata può consentire la propagazione dei batteri per via ascendente lungo tutte le vie genitali dalla prostata fino all’epididimo e al testicolo, determinando  epididimite e/o prostatite cronica con alterazioni della spermatogenesi. Lo spermiogramma presenterà quadri seminali che andranno dal ridotto movimento degli spermatozoi (astenozoospermia), alto tasso di spermatozoi morti (necrozoospermia), ridotta concentrazione di spermatozoi (oligozoospermia) ed anche alterazione della morfologia e della condensazione della cromatina degli spermatozoi (teratozoospermia). Si possono riscontrare anche un aumento della concentrazine di leucociti nel liquido seminale maggiore a 3 milioni per ml mediante leucoscreen

La diagnosi:

Si basa sul riconoscimento della clamidia (o di sue parti) all’interno dei liquidi biologici ritenuti sede dell’infezione, come il secreto uretrale (prelevato con tampone uretrale), le urine, il liquido seminale, ecc. La clamidia può essere identificata con varie metodiche di laboratorio, ognuna con caratteristiche diverse in termini di costi, velocità di esecuzione e attendibilità dei risultati.

  • La diagnostica convenzionale si basa sul riconoscimento della clamidia al microscopio con tecniche di immunofluorescenza: si tratta di un esame abbastanza lungo e costoso e non sempre attendibile
  • La diagnostica molecolare viene condotta attraverso test  molecolari, basati sulla ricerca del DNA della clamidia . La metodica presenta  elevata sensibilità (>95%) e specificità (98%). Attualmente sono considerati i test di riferimento per la diagnosi di infezione da clamidia. Questi test permettono di ricercare la clamidia sia sullo sperma che  in tamponi endocervicali e/o uretrali, che in tamponi vaginali, rettali, orali o in campioni di urine. (Presso il nostro laboratorio eseguiamo i test molecolari)
  • Gli esami sierologici prevedono invece la ricerca degli anticorpi anti-clamidia nel sangue dei pazienti in cui si sospetta l’infezione. Nella pratica clinica si sono dimostrati poco utili

La terapia:

Il trattamento di questa infezione si basa sugli antibiotici. L’efficacia della cura è molto elevata. Il tipo di antibiotico da utilizzare e la durata della terapia dipendono dal tempo di comparsa e dalla sede di infezione:

Alcuni aspetti importanti relativi alla cura della clamidia:

  1. Data la non rara associazione con la gonorrea spesso  la terapia antibiotica è ad ampio spettro che comprenda anche la neisseria g.
  2. In presenza di sintomi clinici tipici è consigliabile iniziare la terapia antibiotica senza aspettare gli esiti dei test di laboratorio.
  3. Tutti i partner delle persone risultate affette devono essere valutati ed eventualmente trattati (per evitare sicure re-infezioni in seguito ai successivi rapporti).
  4. I rapporti sessuali vanno evitati fino alla completa guarigione del soggetto infetto e del proprio partner.
  5. E’ bene avvertire eventuali recenti partner sessuali (relativi ad un periodo pregresso di circa 2-3 mesi) in modo che possano essere valutati e testati per la presenza di clamidia.

Screening e prevenzione:

La prevenzione è fondamentalmente basata sul comportamento sessuale: una relazione reciprocamente monogama e/o l’uso di metodi contracettivi di barriera come il preservativo riducono notevolmente il rischio di contagio.

Agli uomini omosessuali con diversi partners sessuali si consiglia lo screening a prescindere dall’utilizzo dei profilattici. Le analisi si effettuano utilizzando campioni prelevati dal retto, dall’uretra o, in caso di pratica di attività sessuali orali, dalla gola.